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Nel 1927, un giovane milanese approda a Hollywood: è il vincitore di un concorso indetto dalla Fox per trovare in Italia un'alternativa a Rodolfo Valentino, divo stellare allora in forza alla concorrenza, e si chiama Alberto Rabagliati (1906-1974). Quattro anni più tardi, la sua carriera d'attore è già finita, stroncata da questioni "amorose". Tornato in patria, il futuro cantante confidenziale pubblica un resoconto diaristico dell'esperienza americana nel 1932. Nonostante risenta già dello stereotipo moralistico, il racconto di Rabagliati mitiga il ritratto della spregiudicata casta delle stars servendosi di un tono canzonatorio e si fa leggere come una sorta di edulcorato precursore di Hollywood Babilonia, per il quale bisognerà aspettare comunque il 1959. Oltre ai bagordi e agli incontri ravvicinati con i divi più noti, l'autore regala vivide istantanee d'epoca, da testimone d'eccezione di quel passaggio epocale e traumatico tra muto e sonoro che dice la complessa realtà del cinema di quegli anni; un cinema di cui Rabagliati riesce a osservare anche i colossali dati economici e produttivi e non solo i retroscena. Nulla sembra sfuggirgli. Tutto nutre il mito hollywoodiano.